La Cattedrale e punta San Francesco (anni ‘50)
La città di Vieste, terra natale di don Antonio Spalatro, si trova in Puglia affacciata sul mare Adriatico all’estremità orientale del Gargano. Oggi è una ridente cittadina di circa 14.000 abitanti e fa parte dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. La sua economia è basata prevalentemente sul turismo cominciato intorno alla fine degli anni ‘60.
Nella prima metà del ‘900, Vieste viveva una condizione di notevole povertà. La disoccupazione era dilagante e, tra i lavoratori, le categorie più numerose erano braccianti e pescatori, disagiati e perlopiù analfabeti. Ciò determinò, qui come altrove, flussi migratori importanti soprattutto verso le Americhe.
Durante e subito dopo la Prima Guerra mondiale, la situazione economica e sociale del paese era ancora molto critica. L’avvento del Fascismo peggiorò le cose aggiungendo alla povertà materiale quella spirituale attraverso il controllo e la strumentalizzazione di ogni realtà educativa e scolastica, compresa quella della Chiesa locale. Nonostante l’apertura in quegli anni di piccoli stabilimenti industriali, la disoccupazione continuava ad affliggere la piccola comunità garganica.
Dagli orrori della Seconda Guerra mondiale Vieste uscì quasi immune, poiché lontana dai campi di guerra e priva di importanza strategica. La fine del conflitto determinò significativi cambiamenti non solo in ambito politico e governativo. Al problema della disoccupazione si aggiunsero rivendicazioni sociali e proteste: la gente affamata chiedeva pane e lavoro. L’amministrazione comunale rispose impiegando molti disoccupati in lavori socialmente utili come la pulizia di canali e la costruzione di ponti.
Gli anni dell’immediato dopoguerra a Vieste furono difficili, ma non più di quelli precedenti perché la popolazione era abituata alla povertà. Accanto ai danni materiali ed economici prodotti dalla guerra, la cittadinanza viestana patì anche una mancanza di scolarizzazione e di un’adeguata formazione religiosa. L’emigrazione forzata, la dissoluzione di molte famiglie, la fame e la mancanza di lavoro incisero profondamente sulla comunità rendendola bisognosa di un intervento di ricostruzione morale e spirituale. In questo contesto prestò la sua opera il nostro Servo di Dio don Antonio Spalatro, allora giovane sacerdote.