Gruppo con seminaristi a
Manfredonia
Il piccolo Antonio Spalatro cominciò ben presto a parlare di vocazione. Con una vita spirituale così intensa e curata dai genitori e dai sacerdoti di Vieste, tra cui don Salvatore Latorre e don Luigi Fasanella, nacque nel suo cuore il desiderio di imitarli. In quinta elementare il desiderio divenne forte. Se ne parlò in famiglia. I genitori non accolsero volentieri la volontà del figlio, perché il seminario rappresentava per loro un problema economico che non potevano sostenere. Visto il desiderio vero e forte di essere sacerdote, pensarono di dirottarlo al Seminario dei frati cappuccini di Vico del Gargano, dove i ragazzi con segni di vocazione venivano accolti gratis. Ma Totonno non accettò la proposta. La sua via era quella del Seminario diocesano: voleva diventare prete!
Persistendo la disapprovazione dei genitori, ricorse alla preghiera. “Io e lui”, ci dice la sorella, “il giovedì, giorno di preghiera per i sacerdoti, facevamo l’ora santa per ottenere la grazia di poter entrare in Seminario. In ultimo don Salvatore venne a casa e ci incoraggiò: Non temete, la Divina Provvidenza vi aiuterà. Con pazienza affrontammo durezza, sacrifici e umiliazioni per poter realizzare il sogno di Totonno”.
La Provvidenza assunse forme concrete, lo stesso don Salvatore infatti si fece sponsor del piccolo Antonio finanziando i suoi studi in Seminario dove entrò nel mese di ottobre del 1937 e, il 21 novembre dello stesso anno, ricevette la veste talare alla presenza dei familiari.
Così egli scrive nel diario al 21 novembre 1947 ”Dieci anni fa indossavo per la prima volta l’abito talare! Ricordo la mamma e la sorella commosse fino alle lacrime nella cappella del Seminario minore. Il fratellino Michele che mi guardava stupito sotto un’altra veste! Gli anni del piccolo seminario sono passati come una fuga”.
Il Vescovo destinava al Seminario i sacerdoti migliori e spiritualmente eminenti per la formazione dei ragazzi. Padre spirituale, in quegli anni, era un sacerdote morto in concetto di santità, don Francesco Ciuffreda, che svolse poi il suo ministero sacerdotale a Monte S. Angelo.
A 13 anni, il giorno successivo alla festa della Protettrice di Vieste Santa Maria di Merino, il 10 maggio 1939, don Antonio ricevette la cresima da Monsignor Andrea Cesarano. Il suo padrino era il sacerdote don Luigi Fasanella.
Gli anni del Seminario minore furono però funesti per il seminarista Antonio Spalatro. Nel suo primo anno di seminario, secondo la testimonianza della sorella, tornò a casa colpito dalla febbre reumatica di cui aveva sofferto già nell’infanzia. “Soffrì molte pene da piccolo e il dottor Piracci lo curò. Ricadde in questo male nel primo anno di seminario. Ho visto allora papà piangere. Ebbe il cuore danneggiato. Ma il dottore disse che con lo sviluppo avrebbe recuperato. Così fu.” Certamente il male fu acuito dal freddo che ha sofferto. In effetti l’organismo ne rimase toccato e ne risentì le conseguenze sia nel Seminario maggiore che durante la sua vita sacerdotale.
La Seconda guerra mondiale l’ha vissuta interamente a Benevento, dove entrò nel Seminario maggiore nell’ottobre del 1942 per frequentare liceo e teologia. Il Signore gli mise accanto sacerdoti, educatori e formatori di grande livello, maestri insuperabili nelle scienze umanistiche e teologiche. Egli fu discepolo esemplare, ubbidiente, virtuoso. Studente volitivo e lucido. Volò negli studi.
Il periodo degli studi teologici fu per Antonio il momento più impegnativo della sua formazione, raccontato con grande passione nel suo Diario. Il suo cammino fu spedito. Nulla lo fermava. Sembrava avesse fretta di raggiungere l’obiettivo. La decisione di farsi santo l’avverte da subito e l’accompagna per tutto il resto della sua vita. Furono anni caratterizzati da un intenso lavorio spirituale e dalle dure difficoltà della guerra, di cui mai si lamentò.
Il 1943 fu l’anno più nefasto per il Seminario e la città di Benevento, oggetto a più riprese di bombardamenti, come gran parte del Mezzogiorno d’Italia. Nonostante la distruzione di parte della struttura, il Seminario non venne chiuso e i giovani seminaristi vi rimasero sebbene fra grandi disagi e ristrettezze, patendo la fame e il freddo. Il giovane seminarista Antonio completò regolarmente il suo corso di studi, pur vivendo le angosce e le privazioni della guerra. Così descrive gli anni del conflitto ”Il disastro della guerra! È stato proprio un disastro per me la guerra? Quanto debbo ringraziare il Signore! … Poi gli altri anni al Regionale: la lotta è stata e continua piena per noi da allora. Ora sembra che si vada calmando la superficie del mare in bufera! È solo un’impressione! Certo è questo: entra a poco a poco in me una grande pace, insieme con un sentito desiderio di salire su, verso la santità! Riuscirò ad attuarlo tale desiderio? Mamma del cielo, sotto la vostra protezione sono nato e battezzato! Sotto la vostra protezione ho indossato la vesta talare. Sotto la vostra protezione sono diventato soldato di Gesù Cristo. Sotto la vostra guida sicura voglio che il mio desiderio diventi realtà. Voi anche senz’altro lo volete: tenetemi per mano! Che non viva quest’anno che per essere santo! Così sia!”.
Dopo molto lavoro e molto soffrire, finalmente l’ideale comincia ad acquistare concretezza davanti a lui. Gli ordini sacri, come scala da salire, segnarono il suo cammino verso l’ordinazione sacerdotale: il 16 marzo 1946 riceve la sacra Tonsura e l’8 dicembre i primi due ordini minori, ostiariato e lettorato; il 20 dicembre 1947 gli altri due ordini minori, esorcistato e accolitato; viene ordinato suddiacono l’1 agosto 1948 e diacono il 18 dicembre 1948. Sarà sacerdote all’età di 23 anni, il 15 agosto del 1949, ordinato da mons. Andrea Cesarano nella Cattedrale di Vieste il giorno della festa dell’Assunzione di Maria.