La casa della famiglia Spalatro in via XXIV maggio
Domenicantonio Spalatro è nato a Vieste il 2 febbraio 1926. Egli descrive così la sua nascita in una pagina del diario spirituale nel giorno del suo 23° compleanno “Vado sempre un po’… superbo di essere nato il giorno della Candelora, da quando mi dissero: chi nasce nella festa della Madonna è predestinato. Che ci sarà di vero? Certo però che non ho mai saputo rinunciare alla gioia che provo quando la mamma mi dice: quando tu nascevi era mezzogiorno, e suonavano le campane perché era festa in paese!”
Si sentiva fortunato di essere nato in un giorno di festa mariana. Così scriveva la sorella 80 anni dopo “Mentre il bambino veniva alla luce le campane della Cattedrale suonavano a gloria proprio sulla casa. Ai presenti fece molta impressione e ne videro un segno celeste: il neonato era predestinato”. Il pomeriggio dello stesso giorno, 2 febbraio 1926, fu portato a battesimo in Cattedrale.
Il piccolo Totonno, come era chiamato in famiglia, ebbe un’infanzia felice, curato ed educato da una mamma e un papà buono ed amabile. Scrive la sorella ”Il nonno paterno Domenicantonio (di cui portava il nome), un savio e santo uomo, ogni sera che scendeva dalla chiesa dopo il rosario e la benedizione si fermava a casa per vedere il ninno come stava.”
Alla cura amorevole di tutta la famiglia, si univa anche l’attenzione della parrocchia che ha cominciato a frequentare da molto piccolo con il servizio della messa e la preghiera che ha imparato da subito. Don Matteo Mancini, di poco più grande di lui, se lo ricordava come il chierichetto modello che prestava il servizio liturgico e sostava dopo la messa a meditare con il suo libretto.
La sorella ci ricorda qualche scena di famiglia che vale la pena conoscere. “Mio fratello da piccolo mostrava un amore per la musica ed era sensibile ed affezionato. Nell’aprile del ’28 nacque una sorellina, Maria, la quale morì a 7 mesi. Lui piangeva che voleva vedere Pupetta – così la chiamava – quando andavamo alla vigna di Mafrolla – zio Vincenzo l’aveva in affitto -, lì dove ora c’è la chiesa di San Giuseppe Operaio. Lui si fermava lì e piangeva perché dovevamo proseguire per il cimitero a prendere la sua Pupetta. Aveva 2 anni e 9 mesi di età”.
La passione per la musica la ereditò dal padre che era abile musicista autodidatta. Era di quelli che con la sua musica rallegrava le serate del vicinato e si divertiva a portare serenate alle innamorate a nome degli innamorati. Don Antonio imparò la musica fino a diventare maestro di cappella in Seminario e da sacerdote fondò in parrocchia i Pueri chorales per il canto sacro. Suonava l’armonium e la fisarmonica. L’armonium per il canto liturgico e la fisarmonica per i momenti di ricreazione dei ragazzi.
Fin da bambino fu iscritto all’Azione Cattolica della Cattedrale il cui educatore era don Salvatore Latorre, un sacerdote di Vieste la cui fama di santità perdura ancora oggi nel popolo. Fu da lui educato ai valori della fede e soprattutto della preghiera, verso cui aveva una predisposizione naturale.
Frequentò le scuole elementari nel palazzo comunale di Vieste, a pochi passi da casa sua. Già da piccolo iniziarono a manifestarsi in lui segni di una salute fisica cagionevole. Durante l’anno scolastico 1933-34, quando era in terza elementare, subì un primo violento attacco di febbre reumatica che indebolì il suo delicato organismo e lo allontanò dalla frequenza scolastica tanto da fargli ripetere l’anno. In generale, però, i suoi studi furono sempre molto soddisfacenti, Antonio mostrava infatti un’intelligenza superiore alla media.
Frequentò il catechismo e il 26 aprile 1936 ricevette la prima comunione all’età di 10 anni.
Nel 1937 conseguì la licenza elementare con una buona pagella.