Testimonianze dei fedeli
Dal 17 al 24 ottobre 2004, in occasione del cinquantesimo anniversario del pio transito di don Antonio Spalatro, si è svolta presso la parrocchia del SS.Sacramento una settimana commemorativa del giovane sacerdote viestano in prossimità dell’avvio del suo processo di canonizzazione. Nel corso di quell’evento sono state raccolte alcune testimonianze, riportate nel volume di Denise Calderisi L’impegno spirituale e pastorale di don Antonio Spalatro a Vieste negli anni 1930-1954.
Cinquant’anni sono passati dalla morte di don Antonio Spalatro, ma nella mia mente e nel mio cuore il ricordo è sempre vivo. Spesso rievoco quei pochi anni, che definisco i più belli della mia vita sia dal lato spirituale che da quello del mio totale abbandono all’apostolato come membro di Azione Cattolica e come catechista.
Come tutte le mattine, Debora stava salendo gli ultimi scalini che la portavano a scuola, ma quel giorno, dal fondo del lungo corridoio, la vedevo particolarmente esultante. “Maestro, maestro”, quasi urlava, “oggi ti ho portato un bel regalo! Te lo manda mia zia! e sventolava un cartoncino, che mi pareva essere una fotografia.
Tra i ricordi più vivi che ho di questo giovane prete, passato come un ciclone per la sua frenetica attività pastorale, balzano vivi nella mia memoria alcuni episodi indimenticabili della mia fanciullezza. Un primo ricordo è legato alla mia crescita formativa, in quanto, dopo la scuola, il punto di riferimento non era tanto la casa quanto la parrocchia del SS.Sacramento. Tanto grandi erano il mio desiderio e la mia passione e tanto forte il legame con don Antonio, che all’uscita di scuola, prima di andare a casa, passavo per la parrocchia per apprendere da lui i primi rudimenti di musica sull’armonium.
Quando Totonno (così era chiamato don Antonio in famiglia) cominciava la sua attività pastorale, io non avevo ancora dieci anni, e quando l’ha terminata, io non avevo ancora quindici anni. Quindi, io, di mio fratello ho visto molto poco. Per me era un fratello prete come ce l’avevano tanti e non potevo capire la straordinarietà di questa figura se non attraverso dei particolari che non sono secondari.